18 giugno 2007

Incontri sulla Riforma delle Professioni


Nota introduttiva al convegno dell'Ordine degli ArchitettiRiforma delle professioni – Dis-Ordine professionale Dialogo con gli architetti romani
In Italia da oltre quindici anni si parla di riforma delle professioni. In Italia da oltre quindici anni si affossa ogni tentativo di riformare le professioni.
Intanto il sistema ordinistico mantiene un assetto vecchio, ingessato, anacronistico, che mostra sempre più tutte le sue carenze.

L’Ordine degli Architetti di Roma è convinto che, così come sono organizzati oggi, gli Ordini professionali non funzionano più e che il persistere di azioni corporative di lobby che puntano, di fatto, a mantenere lo statu quo è dannosa per il nostro sistema professionale ed è dannosa per il mondo degli architetti italiani.

Abbiamo bisogno di modernizzare i nostri sistemi di rappresentanza, intensificare le azioni di formazione e aggiornamento professionale, favorire azioni di iternazionalizzazione e promozione all’estero dei progettisti, affrontare le emergenze occupazionali dei giovani: per fare tutto questo abbiamo bisogno di strumenti nuovi.

Per questo gli ordini professionali o si cambiano o si aboliscono.

Il governo ha elaborato un disegno di legge che, secondo noi, rappresenta un punto di partenza importante e condivisibile in alcuni principi di fondo; un punto di partenza che deve portare, entro la legislatura, ad approvare la riforma.

1. Crediamo importante scardinare il principio di blindatura degli ordini oggi esistenti. Una seria riforma delle professioni deve definire con rigore le attività professionali che esprimono interessi pubblici meritevoli di tutela, da disciplinare attraverso ordini. Non tutti gli ordini, albi e collegi oggi operanti rispondono a tale criterio e per molti di essi sarebbe auspicabile una trasformazione in associazioni professionali a libera adesione.

2. Siamo convinti che non sia un tabù inviolabile la possibilità (e la necessità) di accorpamenti tra ordini per professionalità analoghe, a patto che sia rideterminato con chiarezza e rigore l'ambito di attività consentito per effetto dell'iscrizione in una specifica sezione.

3. Valutiamo positivamente la possibilità di avere libere associazioni riconosciute anche per iscritti agli ordini, che, favorendo l'identificazione di specifici profili professionali, rappresentano un arricchimento per i professionisti e non un pericoloso attacco al ruolo e alle competenze degli ordini.

4. Soprattutto pensiamo che la finalità degli ordini è prioritariamente quella di garantire gli interessi della collettività connessi all'esercizio nelle professioni e che ad essi vada riconosciuta una vera e propria funzione di authority.

Per tutti questi motivi l'Ordine di Roma ha deciso di NON aderire all’iniziativa del Comitato Unitario delle Professioni di una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare alternativa alla proposta governativa.
La proposta del CUP appare caratterizzata da una mancanza di coraggio, da resistenza a veri cambiamenti, dalla volontà di una rigorosa conservazione degli attuali ordini professionali, nel numero e nel tipo.

Per questi motivi l’Ordine di Roma ha organizzato per il 20 giugno prossimo un convegno sulla riforma delle professioni dal titolo "DIS-ORDINE PROFESSIONALE. DIALOGO CON GLI ARCHITETTI ROMANI"maggiori informazioni sul convegno all'indirizzo:www.casadellarchitettura.it/dettagli.asp?id=9463
per discutere on-line la posizione dell'Ordine di Roma:

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